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Body shaming e tutela giuridica: Un’analisi della Legislazione Italiana e delle prospettive future.


ragazzo triste per il suo aspetto, ma che prova ad accettarsi
Immagine creata con AI

Il "body shaming", termine inglese che indica l’atto di deridere o criticare qualcuno per il proprio aspetto fisico, è un fenomeno sempre più diffuso, specialmente sui social media. Questo comportamento può avere gravi conseguenze psicologiche e sociali per le vittime, portando a depressione, ansia e, nei casi più gravi, al suicidio.

Data la crescente preoccupazione per questo problema, è importante esaminare le tutele giuridiche esistenti e le possibili evoluzioni normative.


Definizione e Ambito del "Body shaming"

Il "body shaming" comprende qualsiasi tipo di derisione o critica basata sull’aspetto fisico di una persona, includendo commenti su peso, altezza, forma del corpo, tratti del viso, colore della pelle, ed altro ancora. Questo comportamento può manifestarsi in diverse forme, dai commenti verbali diretti alle immagini e "meme" diffusi online.


Normativa Italiana: Protezione Attuale.

In Italia, il "body shaming" non è specificamente regolato da una legge ad hoc. Tuttavia, esistono varie disposizioni normative che possono essere utilizzate per contrastare questo fenomeno:

1. Codice Penale:

• Diffamazione (Art. 595 c.p.): Chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione è punito con la reclusione o con la multa. Il "body shaming", se effettuato in pubblico o sui social media, può configurare il reato di diffamazione.

• Ingiuria (Art. 594 c.p., abrogato): Sebbene abrogato nel 2016, l’ingiuria costituiva una tutela contro le offese personali. Attualmente, tali comportamenti possono rientrare nella fattispecie della diffamazione se compiuti in pubblico.

2. Codice Civile:

• Danno Morale (Art. 2059 c.c.): La vittima di "body shaming" può richiedere il risarcimento del danno morale subito, basandosi sul principio generale di responsabilità civile per fatto illecito (art. 2043 c.c.).

3. Legge contro il Cyberbullismo (L. 71/2017): Questa legge mira a prevenire e contrastare il cyberbullismo, definito come qualsiasi forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali realizzato per via telematica a danno di minori. Il "body shaming" online può rientrare in questa categoria.


Giurisprudenza e Casistica

In assenza di una normativa specifica, la giurisprudenza italiana, colmando detta lacuna, ha affrontato casi di "body shaming" attraverso l’applicazione delle norme esistenti su diffamazione e danno morale.

Diversi tribunali hanno riconosciuto la gravità del fenomeno e la necessità di tutelare le vittime, specialmente quando le offese avvengono sui social media, dove la diffusione e l’impatto possono essere amplificati.

In materia, è intervenuta anche la Corte di Cassazione precisando determinati aspetti relativi alla fattispecie in esame.

Si segnala, in particolare, la sentenza n. 2251/2022 della Cassazione penale, la quale ha sancito che il "body shaming" si configura quale reato di diffamazione, integrando la fattispecie di cui all’art. 595 c.3 del codice penale sopra menzionata.


Prospettive future e necessità di riforma

Nonostante le tutele esistenti, il fenomeno del "body shaming" richiede un intervento normativo più mirato e specifico. Alcuni Paesi hanno già intrapreso iniziative legislative specifiche. In Italia, una possibile evoluzione, a giudizio di chi scrive, potrebbe prevedere:

1. Introduzione di una fattispecie autonoma di reato: La creazione di una fattispecie penale specifica per il "body shaming", che consideri la peculiarità del fenomeno e la sua diffusione principalmente online.

2. Maggiori Tutele per i Minori: Rafforzare le misure di protezione per i minori, particolarmente vulnerabili agli effetti del "body shaming", con programmi educativi e campagne di sensibilizzazione nelle scuole.

3. Collaborazione con le Piattaforme Social: Implementare obblighi più stringenti per le piattaforme social affinché rimuovano tempestivamente (ed a semplice richiesta) contenuti offensivi e collaborino con le autorità giudiziarie per identificare i responsabili.


Conclusione

Il "body shaming" rappresenta una forma di violenza psicologica che richiede una risposta giuridica adeguata.

Sebbene le attuali normative italiane offrano alcuni strumenti di tutela, è evidente la necessità di un intervento legislativo più specifico e incisivo.

La protezione delle vittime, soprattutto in un’era digitale, deve essere una priorità, promuovendo una cultura del rispetto e della dignità umana.

 
 
 

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